I Giuristi Democratici hanno aderito alla campagna nazionale "Lavori in corsa - 30 anni di Cedaw - XXX Anniversario della Convenzione per l'Eliminazione delle Discriminazioni contro le Donne"
Nel 1979 l’ONU ha adottato la CEDAW, la prima Convenzione specificamente rivolta alla eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna.
Il 18 dicembre 2009 la Convenzione ha compiuto 30 anni. Da allora, numerose sono state le conquiste ottenute dalle donne di tutto il mondo invocando il riconoscimento dei principi affermati nel testo e nei Protocolli opzionali.
Si è arrivati a riconoscere (conclusione non affatto scontata) che ogni forma di discriminazione e violenza nei confronti della donna, per la sua appartenenza di genere, rappresenta una violazione dei diritti fondamentali della Persona.
In Italia, questo anniversario non è stato celebrato dalle Istituzioni, né adeguatamente ricordato dai media.
L’Italia ha ratificato la Convenzione il 10 giugno 1985 e il Protocollo opzionale nel 2000. Nonostante ciò, la CEDAW non è mai stata effettivamente posta a fondamento delle politiche di Pari Opportunità, e, ad oggi, risulta sconosciuta anche a quelle Istituzioni e a quegli operatori che dovrebbero curarsi della sua attuazione.
Il Governo non ha mai coinvolto la società civile, le ONG, l’associazionismo femminile e femminista nella redazione del Rapporto Periodico, e neppure ha mai tradotto e diffuso le Raccomandazioni provenienti dal Comitato per l’applicazione della CEDAW.
Già nel 2006 i Giuristi Democratici, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, lanciarono un appello alle Istituzioni per una donna soggetto di diritti e non oggetto di diritti (vedi 1), nel quale ricordavano che promuovere l’autodeterminazione femminile e garantire una vita libera da ogni forma di discriminazione e violenza basata sul genere e sull’orientamento sessuale è un impegno che riguarda tutta la comunità, ma in primo luogo rappresenta un'obbligazione dello Stato, assunta non solo Costituzionalmente ex art. 3, ma anche a livello internazionale attraverso il riconoscimento della validità dei vari Trattati, Dichiarazioni e Convenzioni a tutela dei diritti fondamentali della Persona, ed in particolar modo attraverso la ratifica della CEDAW. Con quel appello si sottolineava che nella realizzazione degli interventi legislativi e governativi non si è affatto tenuto conto delle Raccomandazioni provenienti dal Comitato per l'attuazione della CEDAW e, per la prima volta, i Giuristi Democratici traducevano in italiano e diffondevano le Raccomandazioni del 2005 (vedi 2).
Altresì, i Giuristi Democratici, nell’analisi del disegno di legge Bindi-Mastella-Pollastrini, chiamati in audizione in Commissione Giustizia, sottolinearono come il testo normativo nel proprio impianto non soddisfasse né valorizzasse quanto richiesto a livello europeo ed internazionale per l'avanzamento dei Diritti delle Donne. In particolare, i Giuristi Democratici in quella sede proposero specifici emendamenti (vedi 3) che riqualificavano il testo armonizzandolo con le osservazioni contenute nelle Raccomandazioni del Comitato per l’applicazione della CEDAW.
Da allora, in numerose altre occasioni (vedi 4) abbiamo espresso la nostra criticità (nei confronti di politiche securitarie e repressive in materia di violenza sessuale, nei confronti di campagne pubblicitarie, ecc.) facendo richiamo ai principi sanciti dalla CEDAW e, in particolare, alle Raccomandazioni rivolte al Governo italiano.
Oggi, l’adesione dei Giuristi Democratici alla campagna nazionale per la celebrazione del 30° anniversario della CEDAW, non rappresenta altro che la continuazione di un percorso già consolidato di azioni di contrasto alla discriminazione e alla violenza di genere, che prevede momenti di sensibilizzazione contro il femminicidio, la formazione degli operatori giuridici sugli strumenti nazionale ed internazionali di contrasto alla discriminazione e violenza di genere, l’analisi delle norme e delle prassi discriminatorie tanto in ambito amministrativo, quanto in ambito giurisdizione e sociale in generale.
In attuazione dei nostri principi statutari, ed in attuazione della campagna nazionale, ci prefiggiamo nel corso del 2010 di:
1. informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’esistenza, l’attualità e l’importanza della CEDAW come strumento di avanzamento della condizione delle donne in Italia e nel mondo;
2. contribuire alla diffusione di un approccio basato sui diritti e di una più forte prospettiva di genere proponendo un’immagine positiva, non discriminante e rispettosa delle donne e del loro agire come attrici dello sviluppo a livello locale, nazionale e globale;
3. diffondere iniziative ed azioni collegate al CEDAW intraprese da donne in altri Paesi del mondo su tematiche quali la violenza contro le donne e il contributo delle donne all’economia, cercando di mettere a confronto le buone pratiche che provengono dal Sud del mondo;
4. rafforzare la rete di organizzazioni e i legami tra le persone attive sulle tematiche di genere in una prospettiva locale e internazionale
In particolare, in vista dell’appuntamento di Pechino+15 e della discussione del VI Rapporto periodico del Governo Italiano alla CEDAW, i Giuristi Democratici, in collaborazione con D.i.RE, donne in rete contro la violenza (la rete nazionale dei centri antiviolenza), hanno invitato in Italia la Special Rapporteur ONU contro la violenza sulle donne, Rashida Manjoo, che presenzierà a tre eventi: il 13 gennaio 2010 a Roma, il 14 gennaio a Bologna, il 15 gennaio a Ravenna.
Si tratta di tre incontri pubblici nel corso dei quali la Special Rapporteur incontrerà le ONG, le associazioni femminili e femministe e la comunità, per riflettere sulla condizione femminile in Italia a 25 anni dalla ratifica della Convenzione e proporre linee guida per un approccio basato sui diritti umani nel contrasto alla discriminazione e violenza di genere, anche per quanto riguarda i diritti delle donne migranti e rifugiate.
A Bologna si terrà anche un seminario di formazione forense, nel corso del quale verranno analizzati gli strumenti internazionali di tutela delle donne vittime di discriminazione e violenza di genere, e le procedure attraverso le quali possono essere attivati.
I programmi degli eventi, i testi normativi, i link ai siti ufficiali della Convenzione e della Special Rapporteur contro la violenza sulle donne, tutti gli interventi e i contributi che verranno raccolti nel corso della campagna, saranno raccolti nel blog: http://gdcedaw.blogspot.com/
1) http://www.giuristidemocratici.it/post/20061122082612/post_html
2) http://files.giuristidemocratici.it/giuristi/Zfiles/ggdd_20061122082612.pdf
3) http://files.giuristidemocratici.it/giuristi/Zfiles/20070627101134.pdf
4) http://www.giuristidemocratici.it/Genere-Famiglia/list_posts_html
Nel 1979 l’ONU ha adottato la CEDAW, la prima Convenzione specificamente rivolta alla eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna.
Il 18 dicembre 2009 la Convenzione ha compiuto 30 anni. Da allora, numerose sono state le conquiste ottenute dalle donne di tutto il mondo invocando il riconoscimento dei principi affermati nel testo e nei Protocolli opzionali.
Si è arrivati a riconoscere (conclusione non affatto scontata) che ogni forma di discriminazione e violenza nei confronti della donna, per la sua appartenenza di genere, rappresenta una violazione dei diritti fondamentali della Persona.
In Italia, questo anniversario non è stato celebrato dalle Istituzioni, né adeguatamente ricordato dai media.
L’Italia ha ratificato la Convenzione il 10 giugno 1985 e il Protocollo opzionale nel 2000. Nonostante ciò, la CEDAW non è mai stata effettivamente posta a fondamento delle politiche di Pari Opportunità, e, ad oggi, risulta sconosciuta anche a quelle Istituzioni e a quegli operatori che dovrebbero curarsi della sua attuazione.
Il Governo non ha mai coinvolto la società civile, le ONG, l’associazionismo femminile e femminista nella redazione del Rapporto Periodico, e neppure ha mai tradotto e diffuso le Raccomandazioni provenienti dal Comitato per l’applicazione della CEDAW.
Già nel 2006 i Giuristi Democratici, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, lanciarono un appello alle Istituzioni per una donna soggetto di diritti e non oggetto di diritti (vedi 1), nel quale ricordavano che promuovere l’autodeterminazione femminile e garantire una vita libera da ogni forma di discriminazione e violenza basata sul genere e sull’orientamento sessuale è un impegno che riguarda tutta la comunità, ma in primo luogo rappresenta un'obbligazione dello Stato, assunta non solo Costituzionalmente ex art. 3, ma anche a livello internazionale attraverso il riconoscimento della validità dei vari Trattati, Dichiarazioni e Convenzioni a tutela dei diritti fondamentali della Persona, ed in particolar modo attraverso la ratifica della CEDAW. Con quel appello si sottolineava che nella realizzazione degli interventi legislativi e governativi non si è affatto tenuto conto delle Raccomandazioni provenienti dal Comitato per l'attuazione della CEDAW e, per la prima volta, i Giuristi Democratici traducevano in italiano e diffondevano le Raccomandazioni del 2005 (vedi 2).
Altresì, i Giuristi Democratici, nell’analisi del disegno di legge Bindi-Mastella-Pollastrini, chiamati in audizione in Commissione Giustizia, sottolinearono come il testo normativo nel proprio impianto non soddisfasse né valorizzasse quanto richiesto a livello europeo ed internazionale per l'avanzamento dei Diritti delle Donne. In particolare, i Giuristi Democratici in quella sede proposero specifici emendamenti (vedi 3) che riqualificavano il testo armonizzandolo con le osservazioni contenute nelle Raccomandazioni del Comitato per l’applicazione della CEDAW.
Da allora, in numerose altre occasioni (vedi 4) abbiamo espresso la nostra criticità (nei confronti di politiche securitarie e repressive in materia di violenza sessuale, nei confronti di campagne pubblicitarie, ecc.) facendo richiamo ai principi sanciti dalla CEDAW e, in particolare, alle Raccomandazioni rivolte al Governo italiano.
Oggi, l’adesione dei Giuristi Democratici alla campagna nazionale per la celebrazione del 30° anniversario della CEDAW, non rappresenta altro che la continuazione di un percorso già consolidato di azioni di contrasto alla discriminazione e alla violenza di genere, che prevede momenti di sensibilizzazione contro il femminicidio, la formazione degli operatori giuridici sugli strumenti nazionale ed internazionali di contrasto alla discriminazione e violenza di genere, l’analisi delle norme e delle prassi discriminatorie tanto in ambito amministrativo, quanto in ambito giurisdizione e sociale in generale.
In attuazione dei nostri principi statutari, ed in attuazione della campagna nazionale, ci prefiggiamo nel corso del 2010 di:
1. informare e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’esistenza, l’attualità e l’importanza della CEDAW come strumento di avanzamento della condizione delle donne in Italia e nel mondo;
2. contribuire alla diffusione di un approccio basato sui diritti e di una più forte prospettiva di genere proponendo un’immagine positiva, non discriminante e rispettosa delle donne e del loro agire come attrici dello sviluppo a livello locale, nazionale e globale;
3. diffondere iniziative ed azioni collegate al CEDAW intraprese da donne in altri Paesi del mondo su tematiche quali la violenza contro le donne e il contributo delle donne all’economia, cercando di mettere a confronto le buone pratiche che provengono dal Sud del mondo;
4. rafforzare la rete di organizzazioni e i legami tra le persone attive sulle tematiche di genere in una prospettiva locale e internazionale
In particolare, in vista dell’appuntamento di Pechino+15 e della discussione del VI Rapporto periodico del Governo Italiano alla CEDAW, i Giuristi Democratici, in collaborazione con D.i.RE, donne in rete contro la violenza (la rete nazionale dei centri antiviolenza), hanno invitato in Italia la Special Rapporteur ONU contro la violenza sulle donne, Rashida Manjoo, che presenzierà a tre eventi: il 13 gennaio 2010 a Roma, il 14 gennaio a Bologna, il 15 gennaio a Ravenna.
Si tratta di tre incontri pubblici nel corso dei quali la Special Rapporteur incontrerà le ONG, le associazioni femminili e femministe e la comunità, per riflettere sulla condizione femminile in Italia a 25 anni dalla ratifica della Convenzione e proporre linee guida per un approccio basato sui diritti umani nel contrasto alla discriminazione e violenza di genere, anche per quanto riguarda i diritti delle donne migranti e rifugiate.
A Bologna si terrà anche un seminario di formazione forense, nel corso del quale verranno analizzati gli strumenti internazionali di tutela delle donne vittime di discriminazione e violenza di genere, e le procedure attraverso le quali possono essere attivati.
I programmi degli eventi, i testi normativi, i link ai siti ufficiali della Convenzione e della Special Rapporteur contro la violenza sulle donne, tutti gli interventi e i contributi che verranno raccolti nel corso della campagna, saranno raccolti nel blog: http://gdcedaw.blogspot.com/
1) http://www.giuristidemocratici.it/post/20061122082612/post_html
2) http://files.giuristidemocratici.it/giuristi/Zfiles/ggdd_20061122082612.pdf
3) http://files.giuristidemocratici.it/giuristi/Zfiles/20070627101134.pdf
4) http://www.giuristidemocratici.it/Genere-Famiglia/list_posts_html