martedì 8 marzo 2011

Donne, la beffa del Governo

Nessuno si preoccupa di obbere agli accordi internazionali mentre ne 2010 sono morte 127 donne, il 6,7% in più.


di FLAVIA AMABILE
08.03.2011

Quanto interessa al mondo politico difendere l'immgine delle donne? Poco, si direbbe a giudicare quel che accade con il Cedaw, la Convenzione contro le discriminazioni sulla loro immagine nei mass media e nella pubblicità.

Il Cedaw è un organismo nato 30 anni fa e riconosciuto da 186 Paesi al mondo. Serve a cittadini e associazioni per denunciare di essere state vittime della violazione di uno qualsiasi dei diritti esposti nella Convenzione da parte dello Stato in questione. Ogni 4 anni gli Stati che hanno ratificato la CEDAW sono tenuti a presentare li Comitato per l’eliminazione delle discriminazioni sulle donne rapporti di valutazione dei progressi fatti nell’implementazione della Convenzione.

Nel 2005 il Comitato aveva sgridato con forza l'Italia su molti punti. Ecco le parole che usava:

- il Comitato trova che le sue osservazioni sulla bassa partecipazione delle donne nella vita pubblica e politica (paragrafo 355), e la mancanza di programmi per combattere gli stereotipi attraverso il sistema scolastico e per incoraggiare gli uomini a prendersi le loro responsabilità e condividere i lavori domestici, siano state affrontate in maniera del tutto inadeguata.

Permane la preoccupazione del Comitato sulla persistenza e pervasività dell’atteggiamento patriarcale e sul profondo radicamento di stereotipi inerenti i ruoli e le responsabilità delle donne e degli uomini nella famiglia e nella società.

Il Comitato è profondamente preoccupato anche dalla rappresentazione che viene data delle donne da parte dei mass media e della pubblicità, per il fatto che viene ritratta come oggetto sessuale e in ruoli stereotipati.

Il Comitato rimane profondamente preoccupato per la grave sotto-rappresentanza delle donne nelle cariche politiche e pubbliche, compresi gli enti elettivi, la magistratura, e a livello internazionale.

Che effetto hanno avuto queste parole? Nessuno. Il governo non ha diffuso né tradotto i rilievi del Comitato, ed è stato denunciato all'Onu per il suo comportamento. Nel 2009 l'esecutivo ha presentato un nuovo rapporto, come previsto dalla Convenzione. Ancora una volta nessuna diffusione né traduzione. Il prossimo luglio si attende la nuova risposta del Comitato.

E' lo stesso tipo di comportamento mostrato a proposito di Femmicidio. L'Italia ha il triste demerito di essere l'unico Paese UE insieme con il Portogallo a risultare assente dal database MDB (European mortality database) della ricerca WHO / Europe. Il governo non ha mai ritenuto che fosse il caso di mandare i suoi dati. E così chi vorrebbe cife aggiornate deve accontentarsi di poco o nulla.

Si riesce a sapere comunque qualcosa, nonostante la scarsità delle cifre disponibili. Ad esempio che l'Italia è pienamente nella media Ue come numero di donne uccise. Ha però un numero molto alto di delitti commessi da ex partner. Soltanto la Svezia ha la stessa incidenza. I giuristi specializzati nel settore sostengono che sia un problema legislativo. Quando una ex, spesso una donna che si sta separando, va a denunciare maltrattamenti non viene creduta perché si ritiene che sia una manovra per ottenere l'affidamento dei figli", spiega Barbara Spinelli, giurista, che oggi pomeriggio sarà alla presentazione del libro.

A dispetto delle strumentalizzazioni politiche, insomma, le donne continuano a morire. E sempre di più. Nel 2010 ne sono state uccise 127: il 6,7% in più rispetto a dodici mesi prima. Sono dati allarmanti ed esponenziali se consideriamo la crescita ininterrotta dal 2005 ad oggi.

La maggior parte delle vittime sono donne italiane (78%), così come la maggior parte degli uomini che le hanno uccise (79%). Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di mariti (22%), compagni, conviventi (9%) o ex (23%), ma anche figli (11%) e padri (2%); uomini con i quali le donne avevano una relazione molto stretta. C'è un'incapacità di accettare le separazioni (19%), gelosie (10%) e conflittualità (12%)