giovedì 19 gennaio 2012

Pari Opportunità: l'ONU rimprovera l'Italia

Fonte: Dire Donna
Articolo di Marco Viviani

Le pari opportunità sono ancora un miraggio lontano in Italia, stando al Rapporto del Cedaw, il Comitato Onu per l’eliminazione delle discriminazioni nei confronti delle donne. Violeta Neubauer ha presentato a Roma un documento che tira le orecchie al nostro Paese.

Il documento che esorta l’Italia a fare di più in materia di pari opportunità è la conclusione finale dopo le osservazioni fatte al lavoro quadriennale di ogni singola nazione per lo sviluppo del trattato internazionale. Il cosiddetto “rapporto ombra” a cui hanno aderito 140 organizzazioni per riflettere su lavoro, maternità, cittadinanza, pensioni, ruolo delle donne e via dicendo.

Diciamo subito che non è andata benissimo. Se il rapporto già l’anno scorso mostrava segni preoccupanti per quanto riguardava la rappresentazione della donna quale oggetto sessuale, e per gli stereotipi circa i ruoli e le responsabilità dell’uomo e della donna nella famiglia e nella società, le conclusioni sono perentorie: l’Italia dovrebbe fare di più.

«È ancora diffuso lo stereotipo e l’idea ingiusta che non valga la pena investire nella formazione e attribuire fondi per la ricerca a chi poi un giorno diventerà madre e dovrà occuparsi anche del lavoro di cura.»

La proposta del Comitato è quella di proseguire più velocemente nelle direttive del trattato, spingendo per leggi temporanee speciali per le aree in cui le donne sono sottorappresentate. In altri termini, quote rosa, vantaggi economici, allocazione di risorse dello Stato.

Due le misure subito attuabili uscite dall’incontro alla Camera dei Deputati: quote nella nuova legge elettorale, e nuova legge sulle dimissioni in bianco. Ci sono poi una serie di misure molto più complesse per aumentare la partecipazione delle donne nella società, in particolare nel lavoro e quindi nell’economia, fondamentali in questo tempo di crisi, ma intanto qualcosa si potrebbe già fare.

Non possiamo pensare di essere credibili soltanto perché riduciamo il debito: quello interessa alle banche. Ma l’Italia è anche il paese dove le donne hanno una pensione più leggera del 30%, in Parlamento si conta una donna su cinque, dove soltanto il 2% delle donne che appaiono in televisione non sono associate al sesso, all’avvenenza, dove le studentesse rappresentano il 58% dei laureati, ma le ricercatrici sono il 40%, le professoresse associate il 32% e ci sono in tutta la penisola solo due donne rettore.